I giudici d'appello impongono il dibattimento sul caso dei Boscimani

25 luglio 2002

Questa pagina è stata creata nel 2002 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.


Mr Justice Tebbutt, Lord Sutherland e Mr Justice Akiwumi, giudici anziani della Corte d'Appello, hanno emesso una sentenza favorevole ai Boscimani Gana e Gwi, e ai loro vicini, i Bakgalagadi. I Boscimani si erano appellati contro la decisione dell'Alta Corte di respingere la causa avanzata contro il governo a causa di cavilli tecnici relativi al modo in cui erano state presentate le prove. I giudici d'appello hanno raccomandato all'Alta Corte di dibattere il caso dei Boscimani, che contestano il trasferimento dalla loro terra ancestrale ai campi collocati fuori dalla Central Kalahari Game Reserve.

La denuncia originale è stata presentata a nome di Roy Sesana, un leader Gana, e di altri 247 ex-abitanti della riserva. La presentazione delle prove era stata difficile perché Roy Sesana e la maggior parte degli altri Boscimani non sanno scrivere né leggere; inoltre, molti testimoni non erano riusciti a partecipare alle sedute della Corte. I problemi legati alla presentazione delle prove hanno permesso all'Alta corte ad archiviare il caso il 19 aprile 2002.

Durante il ricorso in appello, tuttavia, cominciato l'11 luglio 2002, i tre giudici, riconoscendo l'importanza del caso, hanno deciso la riapertura del caso da parte dell'Alta Corte. Date le difficoltà di portare testimonianze scritte, i giudici hanno dato ai Boscimani la possibilità di dibattere il caso a Ghanzi, una città non lontana dalla riserva e abbastanza vicina al campo di reinsediamento più grande. Trasferire il caso a Ghanzi darebbe a molti più Boscimani la possibilità di partecipare e testimoniare di persona. Se questo trasferimento non risulterà alla fine possibile, i dibattimenti verranno rinviati, a Lobatse, cittadina più lontana, e i Boscimani dovranno presentare fornite delle testimonianze scritte.

I Gana, i Gwi e i Bakgalagadi sperano ora che il caso venga dibattuto per intero, e che la corte riconosca il loro diritto di tornare a casa.

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Sono disponibili foto e filmati per la stampa.

Per ulteriori informazioni contattare Francesca Casella (02-8900671 o scrivere una email a [email protected])


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