Indiani non contattati rischiano lestinzione
30 giugno 2000
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"Hanno ucciso mia madre, i miei fratelli, le mie sorelle e anche mia moglie."
Indiano Awá Karapiru, sopravvissuto ad un massacro
Se il governo brasiliano, la Banca Mondiale e la compagnia mineraria CVRD non agiranno tempestivamente, gli Indiani Awá del Brasile potrebbero rapidamente scomparire.
Nel 1982, la Banca Mondiale e l'Unione Europea hanno erogato oltre 900 milioni di dollari al governo brasiliano e alla sua compagnia mineraria, la CVRD, per lo sfruttamento dei giacimenti di minerali di ferro delle montagne Carajás. Una delle condizioni che la Banca Mondiale aveva posto al governo in cambio del prestito era il riconoscimento ufficiale di tutti i territori indiani coinvolti nel progetto Carajás, i cui confini erano già stati demarcati dal FUNAI, l'agenzia governativa degli Indiani. A vent'anni di distanza, nonostante la disponibilità dei fondi, gli Awá dello stato del Maranhão stanno ancora aspettando il riconoscimento dei loro diritti territoriali. A ostacolare con forza la demarcazione sono stati principalmente politici e imprenditori, alcuni dei quali possiedono grandi proprietà proprio nelle terre awà.
La mancata demarcazione ha lasciato la terra indiana in balia dei tagliatori di legna, degli allevatori di bestiame e dei coloni che hanno invaso e devastato pesantemente il territorio. Con il crescere della corsa al furto delle loro terre e delle loro risorse, alcuni gruppi di Awá sono stati attaccati e massacrati. Oggi ci sono 276 possedimenti all'interno del territorio awá, la cui parte centrale sembra sia già stata invasa in modo massiccio. Malgrado il FUNAI e la CVRD abbiano istituito un progetto di protezione delle terre indiane nel 1982, molti di questi avvenimenti sono iniziati dopo il 1990. Survival teme che il governo possa cercare di ridurre le originarie dimensioni dell'area awá pari a circa 247.000 ettari. E' di cruciale importanza riconoscere agli Awá tutta la loro terra: per loro, come per tutti i popoli tribali, essa è di immensa importanza e gli è necessaria per poter preservare lo stile di vita nomade.
Inoltre, l'area awá è in posizione critica perché unisce altre due aree indigene: l'area Carú a sud e l'area dell'Alto Turiaçu a nord, dove vivono anche gli Awá. Ci sono chiari segni che nell'area awá vivano alcuni gruppi incontattati che secondo gli impiegati locali del FUNAI contano almeno 50 persone. Questi gruppi sono estremamente vulnerabili. Nel dicembre 1988, sei Awá appartenenti ad un gruppo inconttattato di 10 persone sono morti, probabilmente per aver contratto malattie portate da esterni. I sopravvissuti vivono ora nel villaggio di Juriti con altre famiglie awá. Negli ultimi anni, piccoli gruppi di Awá isolati sono stati avvistati sia dagli stessi Awá sia da cacciatori non-Indiani.
Gli Awá sono uno degli ultimi popoli brasiliani di cacciatori-raccoglitori nomadi. Nel 1950 erano circa 800; ora sono meno di 400, di cui 150 sono incontattati. Distribuiti su tutto il territorio, occupano almeno quattro aree indiane del Maranhão. Si suppone che 200-300 anni fa fossero agricoltori e che siano diventati nomadi per sopravvivere alle invasioni dei coloni portoghesi e brasiliani. Attualmente vivono in piccoli gruppi mobili e si spostano di rifugio in rifugio all'interno della foresta amazzonica. Cacciano animali come tapiri, pecari e scimmie, e raccolgono frutta e noci, specialmente dalla palma babassu. Quasi tutti gli Awá che vivono nei villaggi sono i sopravvissuti a feroci massacri.
Ignorando i diritti territoriali degli Awá, il governo brasiliano, la CVRD e la Banca Mondiale violano sia la costituzione brasiliana sia le direttive operative sui popoli indigeni della Banca Mondiale stessa. Tali violazioni hanno già provocato la morte di un numero imprecisato di Awá isolati nonché l'invasione e la distruzione di una gran parte della loro terra. Survival chiede l'immediato riconoscimento delle terre awá e la loro protezione, come unica speranza di sopravvivenza dell'ultimo popolo nomade del Brasile.
Anche tu puoi aiutare gli Awá .Clicca qui per scrivere al Governo brasiliano una lettera di protesta .