COP 23: Survival chiede più spazio per le voci indigene
3 novembre 2017
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In vista della COP 23, che si terrà in Germania, Survival chiede ai leader del mondo un maggiore riconoscimento del ruolo cruciale che i popoli indigeni hanno nella protezione della natura.
La conferenza mondiale sul clima, che si terrà a Bonn dal 6 e al 17 novembre, fa seguito agli storici negoziati di Parigi 2015, e vedrà rappresentanti dei governi e attivisti di tutto il mondo, tra cui popoli indigeni, riuniti per discutere di problematiche ambientali.
Survival guida la campagna mondiale per nuovo modello di conservazione che rispetti i diritti dei popoli indigeni. Quest’esigenza è stata riconosciuta da personaggi internazionali importanti, tra cui la Relatrice Speciale sui Diritti dei Popoli Indigeni dell’ONU, Victoria Tauli-Corpuz.
Davi Kopenawa, sciamano yanomami noto come il Dalai Lama della foresta, ha dichiarato: “Le piogge tardano. Il sole si comporta in modo strano. Il mondo è malato. I polmoni del cielo sono inquinati. Sappiamo che cosa sta succedendo. Non possiamo continuare a distruggere la natura.”
Le prove dimostrano che i territori indigeni costituiscono la migliore barriera alla deforestazione. Una concreta protezione della terra e il riconoscimento dei diritti territoriali indigeni permettono la difesa di vaste aree di foresta, conservando la biodiversità e riducendo i livelli globali di CO2.
Nonostante questo, alcune grandi organizzazioni della conservazione stringono partnership con l’industria e il turismo, e distruggono i migliori alleati dell’ambiente. Sia il WWF sia la Wildlife Conservation Society (WCS) hanno stretto partnership con compagnie del legname nel bacino del Congo, e mentre nessuna di queste compagnie opera a livelli sostenibili, entrambe le organizzazioni hanno contribuito a gravi violazioni dei diritti dei popoli Baka e Bayaka.
Sebbene alcuni attivisti indigeni, come Sonia Guajajara del Brasile, saranno presenti alle negoziazioni, la voce dei popoli indigeni non avrà un ruolo centrale. Eppure i popoli indigeni sono i migliori conservazionisti e guardiani del mondo naturale, e dovrebbero essere loro a guidare il movimento ambientalista.
“Escludere i popoli indigeni dalle discussioni sulla protezione del pianeta è pericoloso” ha affermato Stephen Corry, direttore generale di Survival International. “Sanno come prendersi cura dell’ambiente meglio di chiunque altro, e noi ignoriamo le loro conoscenze a nostro rischio e pericolo. Per decenni le società industrializzate hanno saccheggiato il pianeta e contemporaneamente distrutto i popoli indigeni. Sarebbe ora di iniziare ad ascoltarli, prima che sia troppo tardi.”