Tribù temono gli effetti letali di una ferrovia transamazzonica

16 giugno 2015

La linea ferroviaria in progetto potrebbe devastare le terre delle tribù incontattatate a causa dello sfruttamento industriale, del disboscamento illegale e delle attività minerarie. © G. Miranda/FUNAI/Survival, 2008

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Il controverso progetto per la costruzione di una ferrovia transcontinentale in Sud America – dall’Atlantico al Pacifico – ha suscitato la preoccupazione dei popoli indigeni e di Survival International, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni.

La ferrovia, che ha il sostegno del governo cinese, attraverserebbe infatti molti territori indigeni e aree ad alta biodiversità della foresta amazzonica di Perù e Brasile. Se venisse realizzata, per le terre e le vite indigene sarebbe il caos: i loro territori sarebbero aperti alle attività minerarie, al disboscamento illegale, e allo sfruttamento industriale, e la colonizzazione sarebbe incoraggiata.

“Questa ferrovia è dannosa e minaccia il nostro popolo” ha detto Ninawá Kaxinawá, leader indigeno di una comunità che vive vicino a dove dovrebbe passare la ferrovia. “Per noi Indiani e per i nostri parenti incontattati questo progetto rappresenta un pericolo mortale, che rischia di porre fine alla nostra foresta e alle nostre vite!”

Se le loro terre saranno invase, le tribù incontattate – le società più vulnerabili del pianeta – rischiano la catastrofe. Intere popolazioni potrebbero essere spazzate via dalla violenza di esterni e da malattie come l’influenza e il morbillo, verso cui non hanno difese immunitarie.

Purtroppo, progetti simili hanno lasciato precedenti preoccupanti. Negli anni ’80 i 900 chilometri della ferrovia Carajás, nel nord-est dell’Amazzonia brasiliana, aprirono la terra di molti popoli indigeni come gli Awá isolati – la tribù più minacciata del mondo – ai taglialegna, agli allevatori e ai coloni illegali. Moltissime famiglie vennero massacrate e molte altre morirono per le malattie portate dagli esterni; il disboscamento dilagante, inoltre, causò la deforestazione di più del 30% del territorio centrale degli Awá.

Sebbene, a seguito di una campagna di due anni di Survival, nell’aprile 2014 le autorità brasiliane abbiano sfrattato tutti gli invasori illegali da uno dei territori awá, i taglialegna illegali continuano ancora a minacciare le vite degli Awá incontattati che vivono in altre aree limitrofe. Nel dicembre 2014 un gruppo di tre Awá sono stati costretti ad uscire dalla foresta proprio a causa dei taglialegna, e ora le due donne del gruppo sono gravemente malate.

L’imponente ferrovia Carajás, al confine con il territorio Awá, portò i coloni illegali all’interno del territorio della tribù. © CIMI/Survival

La ferrovia transamazzonica correrà per migliaia di chilometri ed è probabile che causerà ancora più devastazione all’Amazzonia e ai suoi popoli. Sebbene numerosi studi dimostrino che i popoli indigeni sono i migliori conservazionisti, le loro terre continuano a subire le aggressioni dei progetti di sviluppo.

Survival International sollecita i governi di Brasile e Perù a rispettare le leggi nazionali e internazionali, che richiedono di consultare adeguatamente i popoli indigeni e di chiedere il loro consenso prioritario per progetti che li coinvolgono. Poiché non è possibile consultare le tribù incontattate, le loro terre devono essere protette per evitare la catastrofe.

“Progetti come questi non sono altro che un furto di terre indigene e – come sempre – vengono realizzati nel nome del ‘progresso’ e dello ‘sviluppo’” ha dichiarato oggi il Direttore generale di Survival International, Stephen Corry. “Per secoli gli Indiani del continente americano sono stati sacrificati nel nome del profitto. Molti non sopravvivono alla devastazione delle loro terre e delle loro vite. Che sia chiaro: questa ferrovia è un progetto genocida per le tribù incontattate.”

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