Gli Indiani amazzonici minacciano di sfrattare una compagnia petrolifera statunitense
30 ottobre 2009
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I popoli indigeni dell’Amazzonia peruviana hanno minacciato di sfrattare la compagnia statunitense Hunt Oil per le esplorazioni petrolifere condotte nei loro territori ancestrali.
Secondo l’organizzazione indigena FENAMAD, che opera nel Perù sudorientale, almeno duecento persone si sono riunite nella piccola città di Salvación, base operativa locale della Hunt.
È stato programmato un meeting per mercoledì tra i rappresentanti della compagnia, le popolazioni indigene locali e alcune alte cariche del governo, tra cui il Primo Ministro. Per l’occasione sono stati inviati a Salvación cinquanta poliziotti, mossa quest’ultima condannata da AIDESEP, l’organizzazione nazionale dei popoli indigeni dell’Amazzonia peruviana.
Secondo FENAMAD, le popolazioni locali non hanno dato alla Hunt il permesso di lavorare nelle loro terre e sono disposte a sacrificare le proprie vite per porre fine alle attività della compagnia. I popoli indigeni avrebbero anche dichiarato di essere pronti a sfrattare la compagnia se avesse continuato a violare i loro diritti.
La FENAMAD afferma che le popolazioni locali hanno inoltre chiesto di poter parlare direttamente con i proprietari della Hunt. La Hunt è una compagnia privata il cui direttore generale, Ray Hunt, è un socio di vecchia data degli ex Presidenti americani George Bush e George W. Bush.
La Hunt e la Repsol-YPF possiedono i diritti di prospezione nella regione, incluso nei territori in cui vivono le tribù degli Yine, dei Matsigenka e dei Harakmbut. Lo scorso mese, la FENAMAD ha reso noto di aver fatto causa a entrambe le compagnie.
Nel cuore della regione si trovano la Riserva di Amarakaeri, territorio utilizzato per la caccia e la pesca da molte tribù indigene, nonché la sorgente di sei fiumi che costituiscono l’unica fonte di acqua fresca per circa diecimila persone.