Imprenditori agricoli resistono con la violenza alla polizia federale
7 aprile 2008
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Nello stato brasiliano di Roraima, un gruppo di imprenditori agricoli ha utilizzato tattiche di guerriglia per resistere ai tentativi della polizia di allontanarli dalle terre indigene occupate illegalmente.
La settimana scorsa, gli imprenditori hanno ferito un leader indiano della comunità di Barro lanciando una bomba artigianale dentro la sua abitazione, e hanno anche bruciato tre ponti che conducevano al territorio indigeno di Raposa Serra do Sol. Giovedì, gli Indiani di Barro hanno segnalato che uomini armati si aggiravano liberamente nei dintorni del loro villaggio.
Il presidente del Brasile Lula ha ufficialmente riconosciuto il territorio di Raposa Serra do Sol nel 2005, dopo una lunga campagna condotta da Survival e altre organizzazioni. Nell’area abitano i Makuxi, i Wapixana, gli Ingarikó e gli Indiani Taurepang, che hanno subito decenni di violenze e molestie da parte degli agricoltori e degli allevatori che occupavano abusivamente le loro terre.
La maggior parte degli occupanti illegali hanno già lasciato Raposa Serra do Sol e sono stati reinsediati e risarciti, ma un potente piccolo gruppo di produttori di riso si è rifiutato di partire e ha continuato a minacciare e a intimidire le comunità indiane. Le azioni violente della scorsa settimana sono la risposta a un’operazione della Polizia federale brasiliana denominata “Upatakon 3” e lanciata per espellerli finalmente dalla zona.
Il Consiglio indigeno di Roraima (CIR) ha richiesto l’espulsione immediata degli agricoltori da Raposa Serra do Sol.
Il CIMI (Consiglio indigenista missionario), un’organizzazione brasiliana di sostegno agli Indiani, ha affermato: “I produttori di riso stanno ignorando la Costituzione federale, le leggi, e la demarcazione e la ratifica del territorio indigeno; stanno ignorando qualsiasi decisione che non gli garba, sia che provenga dal Presidente della Repubblica o dal Tribunale supremo federale”.