Il primo contro-congresso internazionale sulla conservazione denuncerà il “più grande furto di terra del pianeta”

7 luglio 2021

“Our Land Our Nature”. L’industria della conservazione ha un lato oscuro
che affonda le sue radici nel razzismo e nel colonialismo, e distrugge la natura e le persone. © Survival

Il 2 settembre 2021, a Marsiglia (Francia), si terrà il primo grande congresso internazionale sulla decolonizzazione della conservazione. Intitolato “Our Land, Our Nature”, vi parteciperanno relatori e rappresentanti indigeni da 18 diversi paesi del mondo per condividere prove e testimonianze dirette dei furti di terra e delle atrocità compiuti nel nome della conservazione, e per proporre un modello di conservazione alternativo.

Nato come contro-congresso, si terrà appena prima del World Conservation Congress di IUCN (International Union for Conservation of Nature), che avverrà nella stessa città.

‘Our Land, Our Nature’ – sostenuto tra gli altri da Minority Rights Group, Rainforest Foundation UK e Survival International – evidenzierà l’opposizione internazionale ai tentativi di governi, aziende e grandi ONG della conservazione di trasformare il 30% del pianeta in “Aree Protette” (proposta del “30x30”). Inoltre, punterà il dito contro l’idea delle “Soluzioni basate sulla natura” (NBS), che mettono un prezzo sul valore della natura e si configurano come una falsa soluzione ai cambiamenti climatici.

Questi uomini Khadia sono stati cacciati dalla loro terra, trasformata in una riserva delle tigri. Per mesi hanno vissuto sotto teli di plastica. Se i piani per il 30% dovessero procedere, milioni di persone rischiano di subire lo stesso destino. © Survival International

“La narrativa del ‘30x30’ e quella delle ‘Soluzioni Basate sulla Natura’ sono una #BigGreenLie, una grande bugia verde” ha dichiarato Caroline Pearce, Direttrice Generale di Survival International. “Le ‘Aree Protette’ non forniscono una soluzione alla crisi climatica, alla perdita di biodiversità o alle pandemie, e hanno già privato milioni di persone dei loro mezzi di sussistenza sostenibili, delle loro terre e delle loro vite. L’obiettivo del 30% danneggerà probabilmente altre centinaia di milioni di persone, tra cui i popoli indigeni che, nell’industria della conservazione, sono ridotti al silenzio.”

“Our Land, Our Nature” romperà questo silenzio e fornirà un palcoscenico (in presenza o da remoto) a leader locali, attivisti indigeni, studiosi e scienziati da ogni continente. Chiederà al World Conservation Congress IUCN di abbandonare l’obiettivo del 30% e le “Soluzioni Basate sulla Natura” in favore di approcci che mettano le persone e la giustizia sociale al centro della conservazione.

Il congresso “Our Land, Our Nature” sarà trasmesso in diretta in tutto il mondo. Sarà aperto da Fiore Longo, responsabile della campagna sulla conservazione di Survival International, che oggi ha commentato: “I popoli indigeni sono i migliori custodi del mondo naturale. I loro territori oggi contengono circa l’80% della biodiversità del pianeta. Tuttavia, vengono cacciati da queste terre da un’industria della conservazione sempre più militarizzata, che stringe partnership con soggetti economici che saccheggiano la Terra per profitto. Il piano del 30% rappresenta il più grande furto di terra della storia, è fondamentalmente colonialista e razzista, e deve essere fermato.”

Note ai redattori:
“Our land, our nature” si terrà il 2-3 settembre 2021 a Coco Velten, 16 rue Bernard du Bois, Marsiglia, Francia. Sarà possibile seguire l’evento anche online. Per iscriversi: www.ourlandournature.org/

Al contro-congresso seguirà una conferenza stampa, in presenza a Marsiglia, il 3 settembre 2021, dalle ore 10.00 alle 11.00. Per partecipare, è necessario iscriversi qui: www.ourlandournature.org/press

Tra i numerosi relatori ci saranno anche:
Mordecai Ogada, conservazionista keniota e autore di “The big conservation lie”, che racconterà sotterfugi e retroscena delle cosiddette “community conservancies”.
Pranab Doley e Birendra Mahato, attivisti indigeni rispettivamente dal Parco Nazionale di Kaziranga in India e dal Parco Nazionale di Chitwan in Nepal, che denunceranno le atrocità che si celano dietro la conservazione nelle loro terre.
• Guillaume Blanc, storico dell’ambiente e autore di L’invention du colonialisme vert. Pour en finir avec le mythe de l’Éden africain, edito nel 2020 da Flammarion.
John Vidal, ex caporedattore ambiente per The Guardian, Regno Unito.
• Lottie Cunningham Wren, avvocatessa per i diritti dei popoli indigeni e vincitrice del Right Livelihood Award 2020.
Victoria Tauli Corpuz (Filippine), direttrice di Tebtebba ed ex Relatrice Speciale ONU per i Diritti dei Popoli Indigeni.
Blaise Mudodosi Muhigwa, avvocato e giurista ambientale congolese.
Dina Gilio-Whitaker (USA), docente di American Indian Studies alla California State University San Marco, ed educatrice indipendente di politiche ambientali dei Nativi Americani e altre questioni.
Archana Soreng (India), Segretaria Generale dello Youth Advisory Group on Climate Change dell’ONU.

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