India: autorità per la tigre denunciata dagli esperti governativi per violazione dei diritti indigeni
4 gennaio 2018
Questa pagina è stata creata nel 2018 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.
L’Autorità nazionale indiana per la conservazione della tigre (NTCA) è sotto crescente pressione a causa dell’ordinanza illegale da lei emessa, che vieta il riconoscimento dei diritti forestali dei popoli tribali nelle riserve delle tigri. L’ordinanza ha indotto Survival International a lanciare il boicottaggio mondiale del turismo il novembre scorso.
Alcune informazioni giunte a Survival hanno rivelato che la commissione nazionale per i popoli tribali (il cui nome ufficiale è Commissione Nazionale per le Tribù Riconosciute – NCST) ha contestato direttamente il provvedimento preso dalla NTCA durante colloqui privati tenutisi a Delhi. La commissione ha richiesto che la NTCA sospenda qualsiasi piano di sfratto delle comunità tribali, che hanno vissuto e gestito le loro foreste per millenni.
Dopo aver voluto incontrare la NTCA, la commissione per le tribù ha affermato che l’ordinanza viola il Forest Rights Act indiano – il quale garantisce ai popoli tribali i diritti sulle loro foreste. Una legge diretta ad affrontare la “storica ingiustizia” contro le tribù e contro gli altri “abitanti tradizionali delle foreste”.
A novembre, alcuni rappresentanti delle comunità indigene si sono incontrati a Delhi con diversi attivisti per i diritti umani e l’ambiente, tra la crescente preoccupazione sul provvedimento della NTCA.
“L’ordinanza della NTCA è un attacco alla nostra cultura e alla nostra tradizione” ha affermato J. K. Thimma, un uomo Jenu Keruba che vive nel Parco Nazionale di Nagarhole e che era presente agli incontri. “È incostituzionale e la NTCA non ha il diritto di sospendere l’applicazione di un atto approvato dal parlamento… È una negazione della nostra esistenza. Il provvedimento deve essere revocato al più presto, sta scatenando paura tra tutti noi.”
Un altro uomo indigeno, Shankar Barde della Riserva di Tadoba, ha dichiarato: “Dopo anni di restrizioni e difficoltà, finalmente all’inizio di quest’anno ci era stato detto dall’amministrazione distrettuale che i nostri diritti erano stati riconosciuti. Eravamo entusiasti… ma successivamente l’amministrazione ci ha comunicato che l’ordine della NTCA non permette che i nostri diritti siano riconosciuti. Questa è un’ingiustizia totale. Decine di estranei stanno guadagnando enormi somme di denaro nel nostro territorio mentre noi facciamo fatica persino a vivere con dignità.”
La legge indiana afferma specificamente che la NTCA non ha il potere di “interferire con o influenzare i diritti delle popolazioni locali, particolarmente… delle tribù”. I diritti indigeni rientrano sotto la giurisdizione del Ministero degli Affari Indigeni.
Nonostante questo, le autorità della conservazione hanno violato i diritti dei popoli tribali. In tutta l’India, questi popoli devono sopportare aggressioni, violenze e sfratti illegali dalle loro terre ancestrali nel nome della conservazione.
Dopo lo sfratto, i popoli indigeni vanno incontro a vite di povertà ed esclusione ai margini della società indiana. Nel frattempo, moltissimi turisti sono benvenuti nelle riserve delle tigri, distruggendone l’habitat e rendendole più vulnerabili al bracconaggio.
Survival International conduce una campagna mondiale contro le ingiustizie e gli abusi commessi nel nome della protezione della fauna selvatica.
“Questa ordinanza è un attacco ai popoli tribali dell’India” ha commentato oggi Stephen Corry, Direttore generale di Survival International. “Ed e anche illegale. Industrie inquinanti e distruttive, come quella mineraria dell’uranio e il turismo, sono apparentemente benaccette nelle riserve delle tigri, ma i conservazionisti restano determinati a cacciare i popoli tribali dalle loro terre. È tempo che si coalizzino con i migliori conservazionisti e custodi del mondo naturale, e la smettano di perseguitarli. I popoli indigeni conoscono le loro terre e i gli animali che le abitano meglio dei conservazionisti.”