Reclamo di un 'Pigmeo' Batwa all’organizzazione dello Zoo del Bronx dopo l'uccisione del figlio

16 ottobre 2017

Il signor Nakulire all’ospedale. © Survival International

Questa pagina è stata creata nel 2017 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.

Un ”Pigmeo” Batwa ha inviato un disperato appello all’organizzazione che gestisce lo zoo del Bronx di New York, dopo la morte del figlio di 17 anni, ucciso da un guardaparco.

Il 26 agosto 2017, Mobutu Nakulire Munganga è entrato nel Parco Nazionale di Kahuzi-Biega, nella Repubblica Democratica del Congo, insieme a suo figlio per raccogliere delle piante medicinali. I due hanno incontrato una squadra anti-bracconaggio nel parco, che ha aperto il fuoco su di loro.

Il signor Nakulire è stato ferito ma è riuscito a fuggire, mentre suo figlio, Mbone Christian Nakulire, è stato ucciso sul posto. Il padre ha passato più di tre settimane nell’ospedale locale in convalescenza.

I guardaparco ricevono sostegno logistico, finanziamenti e addestramenti dalla Wildlife Conservation Society (WCS), un gruppo di conservazione imparentato con lo zoo del Bronx di New York. La WCS è stata co-fondata dal noto eugenista Madison Grant.

La WCS finanzia da 20 anni la gestione del parco di Kahuzi-Biega. Secondo la legislazione internazionale e la politica sui diritti umani della WCS stessa, è necessario che vi sia il consenso dei popoli indigeni per qualsiasi progetto di conservazione implementato nelle loro terre.

Tra gli anni sessanta e ottanta, le autorità hanno sfrattato dal parco, violentemente e illegalmente, fino a 6.000 Batwa. “I Batwa di oggi non sono sani come lo erano i nostri nonni” scrive nel suo reclamo il signor Nakulire, che a sua volta è stato vittima di sfratto da bambino. “Stentiamo a trovare cibo a sufficienza e siamo costretti ad affrontare tante nuove malattie e la perdita di molti medicinali della foresta…”

Mbone Christian Nakulire aveva solo 17 anni quando è stato ucciso. © Survival International

“Eppure nessuno è mai venuto qui a chiederci il consenso per il Parco Nazionale di Kahuzi-Biega” si legge nel documento. “Perché la WCS continua a finanziare e a sostenere tutto ciò?”

“Nulla potrà mai riparare la perdita di mio figlio, ma io sto presentando questa denuncia perché possiate aiutare me ed il mio popolo a trovare giustizia e a tornare nella nostra terra” conclude il signor Nakulire. ”La WCS deve rispettare la propria politica sui diritti umani e contribuire a porre fine alla nostra sofferenza.”

A settembre, Survival ha pubblicato un rapporto dettagliato che denuncia come la WCS e altre grandi organizzazioni della conservazione finanziano gravi abusi dei diritti umani nel bacino del Congo, inclusa la Repubblica del Congo, che confina con la Repubblica Democratica del Congo.

“Questa tragedia è l’ultimo capitolo di una lunga e vergognosa storia” ha dichiarato Stephen Corry, direttore generale di Survival International. “Prima il popolo del signor Nakulire è stato sfrattato illegalmente e violentemente dalle proprie terre, e oggi rischia la morte se prova a farvi ritorno. La WCS deve mantenere le sue promesse sul rispetto del diritti dei Batwa. Se non hanno il loro consenso per ciò che stanno facendo, semplicemente non dovrebbero trovarsi lì.”

Background
- Leggi qui il reclamo presentato dal signor Nakulire alla WCS.
- Anche il WWF ha finanziato e fornito materiale ai guardaparco di Kahuzi-Biega.
- I popoli indigeni come i Batwa hanno vissuto e gestito i loro ambienti per secoli. Le loro terre non sono selvagge e le prove dimostrano che i popoli indigeni sanno prendersi cura dei loro ambienti meglio di chiunque altro. Sono i migliori conservazionisti e guardiani del mondo naturale, e a guidare il movimento ambientalista dovrebbero essere loro.
- Ma questi stessi popoli vengono sfrattati illegalmente dalle loro terre ancestrali nel nome della conservazione. Le grandi organizzazioni della conservazione sono colpevoli di sostenere tale situazione, e non denunciano mai gli sfratti.
- Survival International conduce una campagna internazionale contro gli abusi nel nome della conservazione.
- “Pigmei” è un termine collettivo usato per indicare diversi popoli cacciatori raccoglitori del bacino del Congo e di altre regioni dell’Africa centrale. Il termine è considerato dispregiativo e quindi evitato da alcuni indigeni, ma allo stesso tempo viene utilizzato da altri come il nome più facile e conveniente per riferirsi a se stessi.

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