Quella vergognosa cittadinanza onoraria a Bolsonaro

© Padova Oggi

Milano, 29 ottobre 2021

Lettera aperta alla sindaca di Anguillara Veneta, Alessandra Buoso 

Da Survival International, il movimento mondiale per i popoli indigeni

 

Signora sindaca,

lunedì 1 novembre, il presidente brasiliano Bolsonaro manderà i suoi politici alla COP26 per dire al mondo che stanno salvando l'Amazzonia, mentre in realtà la foresta brucia e viene distrutta – con il loro incoraggiamento – a un ritmo senza precedenti.

Ma è anche il giorno in cui i Guardiani della foresta piangeranno il secondo anniversario dell’uccisione del difensore dell'ambiente Paolo Paulino Guajajara chiedendo giustizia mentre i suoi assassini restano liberi, sostenuti dalla guerra ai popoli indigeni scatenata da Bolsonaro.

E, infine, sempre lo stesso giorno, Lei, sindaca di Anguillara Veneta, conferirà la cittadinanza onoraria proprio a Bolsonaro, protagonista e simbolo del genocidio dei popoli indigeni brasiliani.

Lunedì sarà un giorno funesto che passerà alla storia in Italia e ben oltre.

Il premio-farsa, proposto e approvato dalla Sua amministrazione per celebrare le origini italiane di Bolsonaro, ha suscitato indignazione internazionale catapultando Anguillara Veneta e la sua politica sulla scena globale per tutte le peggiori ragioni possibili

Tra le atrocità per le quali Bolsonaro è famigerato – che vanno dal suo incoraggiamento alla tortura di stile dittatoriale al contributo attivo che ha dato alla tragica crisi del Covid-19 in Brasile – certamente, i suoi attacchi sistematici ai primi popoli del Brasile sono i più sanguinosi e catastrofici

State mettendo sul piedistallo un uomo che pensa che gli indigeni non siano nemmeno uguali agli altri in termini di umanità. L'anno scorso Bolsonaro ha dichiarato che "Gli indiani si stanno evolvendo. Stanno diventando sempre più esseri umani come noi". E, per incredibile che possa sembrare, tempo fa al Correio Braziliense fece anche dichiarazioni come questa: "È un peccato che la cavalleria brasiliana non sia stata efficiente quanto quella americana nello sterminare i suoi Indiani". 

Considerandosi legittimato a distruggere i primi popoli del Brasile, Bolsonaro ha lanciato il più grande assalto ai diritti indigeni degli ultimi 50 anni. Vuole privare i popoli indigeni della loro autonomia, vendere i loro territori per aprire le porte al taglio del legno e all'estrazione mineraria, e li vuole “assimilare” contro la loro volontà. "In queste terre – e specialmente in Amazzonia, che è l’area più ricca al mondo – si trovano oro, stagno e magnesio. Non mi farò coinvolgere da questa pagliacciata di difendere la terra per gli Indios" ha dichiarato.

La scioccante distruzione ambientale in uno solo dei centinaia di siti in cui viene estratto l’oro illegalmente nel territorio Yanomami, devastandolo. Gli Yanomami stanno subendo una serie di violenti attacchi da parte di gruppi di cercatori d’oro armati pesantemente, nel nord dell’Amazzonia brasiliana. © courtesy of CNES/Airbus DS, produced by Earthrise

Lui e i suoi colleghi dell'agribusiness stanno incitando e promuovendo l’invasione e il furto delle terre dei popoli indigeni con parole razziste e proposte genocide. Al Congresso continuano a essere avanzate proposte di leggi ed emendamenti costituzionali letali, come il PL490, anche noto come “Progetto di legge della Morte”. La Corte Suprema sta votando anche sul “Marco Temporal” (Limite temporale), sempre sostenuto da Bolsonaro, secondo cui i popoli indigeni che non possono provare che al 5 ottobre 1988 (giorno in cui fu promulgata la Costituzione brasiliana) abitavano fisicamente sulle loro terre, non vi hanno più alcun diritto. E continuano i tentativi per cancellare le Ordinanze di protezione territoriale d’emergenza che tutelano le foreste delle tribù incontattate sterminando così le persone che vi vivono.

La guerra di Bolsonaro contro i popoli indigeni potrebbe cancellare dalla faccia della Terra decine di tribù incontattate e risultare devastante per centinaia di migliaia di indigeni in tutto il paese. 

“Non sono riusciti a ucciderci tutti ai tempi della colonizzazione e non sono riusciti a sbarazzarsi di noi durante la dittatura. Ma oggi stiamo vivendo un genocidio legalizzato. Ci stanno uccidendo con carta e penna… questo governo sta dando alla gente la licenza di ucciderci” ha dichiarato Celia Xakriabá. E purtroppo i dati lo confermano: secondo il rapporto del CIMI appena pubblicato, il numero di omicidi indigeni nel 2020 è stato il più alto degli ultimi 25 anni, con 182 vittime note e un aumento del 60% rispetto al 2019. Sempre nel 2020, i casi di invasione delle aree indigene, sfruttamento illegale delle risorse e danni al patrimonio hanno coinvolto più di 200 aree indigene in tutto il paese.

I Piripkura sono un popolo incontattato dell’Amazzonia brasiliana. Rita Piripkura è l’unico membro della tribù a essere in contatto regolare con l’esterno e teme che i trafficanti di legname che operano illegalmente all’interno del territorio possano presto uccidere gli ultimi suoi parenti sopravvissuti agli attacchi. © S Shenker/ Survival International

Nei territori indigeni si trova l’80% della biodiversità del mondo, e non è un caso! La ragione sta nella cura e gestione esperta del territorio operata dai popoli indigeni, guardiani lungimiranti dell’ambiente che li circonda e senza il quale non possono sopravvivere. Dai loro villaggi alla capitale Brasilia, fino al resto del mondo, stanno combattendo con tutte le loro forze per salvare le loro terre e le loro vite, e con esse la ricchezza della diversità umana e la salute e il futuro del nostro pianeta. Stanno lottando e morendo anche per noi. Ma ci stanno anche chiedendo aiuto: “Veniamo uccisi e chiediamo aiuto” ci ha detto una comunità Guarani. “Stanno cercando di cambiare la costituzione, stanno distruggendo il nostro ambiente, stanno contaminando [la nostra terra] con i pesticidi, stanno avvelenando i nostri bambini. A tenerci in vita è solo la nostra resistenza.” 

Quindi, in vista del 1 novembre, lo sdegno e la rabbia per la vergognosa cittadinanza onoraria che intendete offrire a Bolsonaro non può che rafforzare la nostra volontà di resistere accanto ai primi popoli del paese sostenendoli in tutti i modi possibili, in Italia, in Brasile e in tutti i forum internazionali. 

Il 1 novembre, mentre i popoli indigeni continueranno a combattere per fermare il genocidio di Bolsonaro, a migliaia gli attivisti per i diritti umani e i sostenitori di Survival faranno la propria parte nel dire "no!" ai suoi sistematici tentativi di distruggere una parte fondamentale dell'umanità, e "sì!" al rispetto della loro vita e dei loro diritti: per i popoli indigeni stessi, per la natura, per tutta l'umanità. Diversamente, come potremmo mai pretendere di aver imparato la lezione dei campi di sterminio nazisti?

Francesca Casella

Direttrice di Survival International Italia

La lettera è stata pubblicata su Padova Oggi il 30 ottobre 2021

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