I popoli tribali rischiano l'estinzione a causa del diabete
13 novembre 2007
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In occasione della prima giornata mondiale del diabete organizzata dalle Nazioni Unite il 14 novembre, un nuovo rapporto di Survival fà luce sull’impatto catastrofico del diabete sui popoli indigeni sfrattati dai loro territori.
Il problema è così grave che il professor Paul Zimmet dell’Istituto Internazionale del Diabete ha dichiarato: “Senza un intervento urgente c’è il rischio concreto che [il diabete] possa devastare intere comunità se non addirittura portarle alla loro totale estinzione entro questo secolo”.
Il nuovo rapporto di Survival sulla salute dei popoli indigeni, “Il progresso può uccidere”, illustra in dettaglio la spaventosa crescita dei casi di diabete tra le popolazioni tribali che sono state costrette ad abbandonare le loro terre e a condurre una vita di tipo sedentario.
La situazione degli Indiani Pima dell’Arizona costituisce un esempio scioccante: più della metà degli adulti al di sopra dei 35 anni sono malati di diabete. In Australia, gli Aborigeni rischiano di morire di diabete 22 volte di più del resto della popolazione australiana.
Quando i popoli tribali vengono separati dalla loro terra, il loro tradizionale regime alimentare, ricco in proteine, viene sostituito da un’alimentazione ricca di grassi che spesso predispone al diabete. La malattia può provocare cecità, insufficienza renale, apoplessia, malattie cardiache e amputazioni.
Il direttore di Survival Stephen Corry ha commentato: “Il diabete è un chiaro esempio di come l’imposizione della nostra idea occidentale di “sviluppo” ai popoli tribali abbia un impatto devastante sulla loro salute. Il diabete, praticamente sconosciuto tra i popoli che vivono sulle proprie terre, è una delle principali minacce che gravano sulla sopravvivenza di quelli che ne sono stati espulsi nel nome del “progresso”.
Leggi il rapporto di Survival: “Il progresso può uccidere” (in inglese)
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