Obiettivo del 30% e Soluzioni Basate sulla Natura: il nuovo imperativo coloniale verde

Il campo di Asan Kudar, dove dal 2013 vivono sotto teloni di plastica oltre un centinaio di indigeni Khadia sfrattati dalla Riserva delle tigri di Similipal. Hanno ricevuto solo una piccola parte del risarcimento promesso. I giornali indiani hanno lodato questo sfratto come un modello di “successo”. © Survival

Storia e origini

  • Il termine “Soluzioni Basate sulla Natura” (Nature-Based Solutions, NBS) è comparso la prima volta nel 2009 in un documento preparato dalla IUCN (International Union for Conservation of Nature) per i negoziati mondiali sul clima.

  • Si riferisce all’utilizzo di meccanismi come piantare alberi, ripristinare ecosistemi e preservare foreste allo scopo di assorbire anidride carbonica (CO2) dall’atmosfera e adattarsi agli effetti dei cambiamenti climatici.

  • L’idea è stata venduta come un’opportunità per contrastare la crisi climatica. Ma, in realtà, è diventata un modo per evitare di affrontarla perché le sue apparentemente facili soluzioni non implicano una riduzione dell’utilizzo dei combustibili fossili – una riduzione che costituisce, invece, la sola vera risposta concreta al problema.

  • L’industria della conservazione promuove fortemente le NBS perché può ottenere enormi profitti vendendo i crediti di carbonio delle sue Aree Protette per finanziarne di nuove.

 

Come funzionano le NBS?

  • I cambiamenti climatici sono causati dalle emissioni di CO2 e gas serra nell’atmosfera, dovute principalmente alla combustione dei combustibili fossili.

  • L’unica soluzione efficace sarebbe quella di porre fine a queste emissioni.

  • Invece, gli ideologi delle NBS puntano a compensare le emissioni “proteggendo” le terre e gli ecosistemi che catturano il carbonio, ad esempio creando Aree Protette, “ripristinando” la natura o piantando più alberi.

  • Le NBS sono fortemente sostenute da molte compagnie petrolifere, da altri inquinatori e da coloro che ricavano profitti dal mercato del carbonio.

  • Un articolo del 2017 (“Nature Climate Solutions”) scritto in gran parte da Nature Conservancy sostiene che le NBS potrebbero contribuire per il 37% a una ‘conveniente’ mitigazione della CO2, da raggiungere entro il 2030, ma il documento è seriamente difettoso.

Da dove viene l’obiettivo del 30%?

  • È la proposta promossa da molti governi secondo cui entro il 2030 si dovrebbero aumentare le Aree Protette a beneficio della “natura” fino a coprire il 30% del pianeta (quasi il doppio della percentuale attuale). L’obiettivo è sostenuto e promosso energicamente da tutte le grandi organizzazioni internazionali della conservazione.

  • Questo target non poggia su nessuna chiara base scientifica. Inoltre non tiene in considerazione né la distruzione della natura provocata dal sovra-consumo del Nord globale né lo sfruttamento economico delle risorse naturali che, se incontrastato, continuerà comunque.

Cosa c’è di sbagliato?

  • La compensazione del carbonio (Carbon Offsetting): secondo questa teoria, si può continuare a inquinare purché da qualche parte si piantino degli alberi o si “preservino” le foreste esistenti. Ma non si riduce complessivamente la CO2; le emissioni da combustibili fossili continuano ad aumentare; e permane l’alto rischio che il carbonio immagazzinato negli alberi e in altri “ecosistemi naturali” sia rilasciato a causa di incendi e di altre perturbazioni. Inoltre, i progetti di compensazione possono anche portare alla creazione di vaste monocolture di alberi a crescita rapida.

  • Pessima scienza: l’affermazione che i cambiamenti climatici possano essere scongiurati entro il 2030 grazie alle NBS è scientificamente falsa. La quantità di carbonio che potrebbe essere realmente assorbita dalla “natura” entro il 2030 è molto più ridotta.

  • Industria: consente alle imprese di continuare le proprie attività come prima senza forzarle né incentivarle a intraprendere le azioni necessarie a ridurre rapidamente le proprie emissioni.

  • Denaro: viene assegnato un “prezzo” alla natura, per renderla scambiabile con l’inquinamento da carbonio prodotto altrove. Ma in molti rifiutano il principio della finanziarizzazione della natura; inoltre, il denaro sarà versato da aziende che continueranno a inquinare come prima per finire nelle tasche dell’industria della conservazione.

  • Aree Protette: aumentare le Aree Protette comporta, al momento, lo sfratto di milioni di indigeni e comunità locali dalle loro terre – anche se sono proprio loro i migliori custodi della natura.

  • Furto di terra (land grabbing): piantare foreste per raggiungere anche solo la metà del 37% di mitigazione climatica richiederebbe un’area grande quasi quanto l’Australia – dove si trova questa terra, e cosa succederà alle persone che ci vivono?

  • Cibo: con così tante Aree Protette e altri progetti NBS avidi di terra, come si potrà sfamare l’umanità? Per compensare la perdita di terre coltivabili si dovrà intensificare lo sfruttamento agricolo in altre parti del mondo. Milioni di persone saranno costrette a cambiare le proprie abitudini alimentari, o saranno ridotte alla fame.

  • Re-wilding: spesso proposta come parte delle NBS, l’idea della ‘rinaturalizzazione’ si basa sulla convinzione che la natura sia separata dall’essere umano. Ma tutti gli ambienti più ricchi di biodiversità del pianeta non sono luoghi di “wilderness”, di natura vergine e selvaggia! Sono stati abitati e plasmati dall’uomo per millenni. E ancora oggi ci sono popoli che ci vivono e che dipendono da essi.

  • E infine… non risolve il problema dei cambiamenti climatici perché distoglie l’attenzione dalla loro vera origine: le emissioni di carbonio e gas serra prodotte per la stragrande maggioranza dal Nord del mondo.

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