10 modi in cui le società indigene e tribali sfidano le convenzioni di genere occidentali

© Selcen Kucukustel/Atlas
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Molte società indigene praticano l’uguaglianza di genere: ci dimostrano che le differenze di genere applicate dalla nostra società non sono “naturali” ma culturalmente specifiche. Eccone 10 esempi:

  1. Il patriarcato non è inevitabile
    Tradizionalmente, tra i Chambri della Papua Nuova Guinea sono le donne a mantenere la famiglia! Si occupano della pesca e portano il pesce in esubero nelle colline circostanti per commerciarlo con le altre tribù. Nessun sesso viene considerato dominante nella società chambri.
  2. La monogamia non è per tutti
    La monogamia non è un costume universale. Gli Zo’é dell’Amazzonia sono poligami, e sia gli uomini sia le donne possono avere più di un partner. Nella società zo’é, tutti sono eguali e per tradizione non esistono leader. Tutti indossano il ‘m’berpót’, un lungo bastone di legno molto leggero inserito nel labbro inferiore.

    Una famiglia Zo’é si rilassa in un’amaca di corda ricavata dalle fibre dei gusci della noce brasiliana. © Fiona Watson/Survival


  3. Possono esistere più di due generi
    Molte società dei Nativi Americani, tradizionalmente, riconoscono 3 generi. Il terzo genere, detto “due spiriti”, era considerato benedetto per il suo straordinario punto di vista dovuto alla contemporanea comprensione della prospettiva maschile e femminile.

    In America, i bambini indigeni hanno sofferto molto nelle Scuole Residenziali, progettate per strappargli l’identità e indottrinarli per conformarli alla società dominante. 
    Succede anche adesso in altre parti del mondo. 
    Unisciti alla nostra campagna contro le #FactorySchools
  4. I ruoli di genere non sono rigorosamente distinti
    Le donne delle società industrializzate lottano per l’eguaglianza, ma la parità di genere è normale per gli Awá dell’Amazzonia brasiliana. Le donne awá partecipano alle battute di caccia al pari degli uomini e possono avere diversi mariti.

  5. La cura dei neonati non è una “cosa da donne”
    I papà Bayaka trascorrono circa mezza giornata insieme ai loro figli. Gli offrono anche un capezzolo da ciucciare se il piccolo piange e la madre o un’altra donna non è disponibile. Non è insolito svegliarsi la notte e sentire un padre cantare al suo bambino.

    Uomo Hadza con bambino. © Fiona Watson/Survival 2007


  6. La politica non è una “cosa da uomini”
    Le donne Hadza sono molto autonome e partecipano ai processi decisionali insieme agli uomini, in modo paritario. La tribù dà molta importanza all’uguaglianza e non hanno leader ufficiali. Ritengono che se si possiedono più beni personali di quelli che servono nell’immediato, li si debba condividere.

  7. Le parti del corpo ritenute ”volgari” variano da cultura a cultura
    Le parti del corpo ritenute ”volgari” variano da cultura a cultura. Non tutti ritengono indecente mostrare il seno; per alcuni popoli è indifferente, mentre altre parti del corpo sono tabù. Le donne Emberá della Colombia camminano liberamente in topless ma tengono sempre coperti i lati delle cosce.

  8. Nessun tabù sull’allattamento al seno
    Le donne Awá dell’Amazzonia, oltre ad allattare i loro figli, allattano al seno anche le scimmiette orfane e altri cuccioli, come l’aguti – un roditore del Sud America. Una volta cresciuti, gli animali tornano a vivere nella foresta.

    Una madre Awá fa un bagno con il figlio in un ruscello vicino la loro comunità. © Toby Nicholas/Survival


  9. Conta anche la bellezza maschile
    Ogni anno, alla fine della stagione delle piogge, i Wodaabe della Nigeria settentrionale organizzano un concorso di bellezza maschile. Dopo essersi truccati e aver indossato i loro gioielli e abiti migliori, i giovani sfilano per guadagnarsi l’attenzione delle donne.

  10. Le cosiddette società “tradizionali” possono essere più progressiste delle democrazie liberali
    Il livello di potere e indipendenza goduto dalle donne Innu del Canada scandalizzò i missionari cattolici che, fino alla metà del XX secolo, cercarono di imporre standard europei e rendere le donne Innu sottomesse ai propri mariti.
 

Le società indigene sono straordinariamente diverse e abbiamo molto da imparare da loro. Ma oggi, circa 2 milioni di bambini indigeni di varie parti del mondo vengono sistematicamente privati della loro identità indigena nelle “Factory School”, ovvero in scuole residenziali finalizzate all’assimilazione, dove li indottrinano per conformarli alla società dominante.

Bambini papuasi in un collegio islamico a Jakarta. © Michael Bachelard

Ci siamo dati l’obiettivo di mettere fine alle Factory School. I popoli indigeni e tribali devono mantenere il controllo della loro educazione, che vogliono sia radicata nella loro terra, nella loro lingua e nella loro cultura.

Aiutaci a restituire ai popoli indigeni il controllo della loro educazione.

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