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Gli Yanomami

EMERGENZA SANITARIA TRA GLI YANOMAMI

Gli Yanomami vengono uccisi mentre il loro territorio è invaso da migliaia di cercatori d’oro illegali. Il presidente Lula lo ha definito “un genocidio”.

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Yanomami

Gli Yanomami sono una delle più numerose tribù del Sud America a vivere in relativo isolamento. Abitano nelle foreste pluviali e sui monti al confine tra il Brasile settentrionale e il Venezuela meridionale.

Attivati per gli Yanomami

Donne Yanomami, nord del Brasile. © Fiona Watson/Survival

Come la maggior parte delle tribù del continente, sono probabilmente migrati dall’Asia al Nord America attraverso lo Stretto di Bering circa 15.000 anni fa, procedendo poi lentamente verso sud. La popolazione totale degli Yanomami di Brasile e Venezuela insieme si attesta attorno ai 45.000 individui.

In Brasile, il territorio yanomami ha un’estensione pari al doppio della Svizzera (oltre 9,6 milioni di ettari) mentre in Venezuela occupa la Riserva di Biosfera Casiquiare-Alto Orinoco, vasta circa 8,2 milioni di ettari. Insieme, queste due aree costituiscono il territorio forestale indigeno più vasto del mondo.

Il primo contatto stabile tra gli Yanomami e gli esterni è avvenuto negli anni ’40 quando il governo brasiliano inviò delle equipe per delimitare la frontiera con il Venezuela.
Rapidamente si insediarono nell’area il Servizio per la Protezione dell’Indio (SPI) e i missionari. L’arrivo di queste persone portò le prime epidemie di morbillo e influenza, che provocarono la morte di molti Yanomami.

Donna Yanomami con il suo bambino. © Steve Cox/Survival

Nei primi anni ‘70 il governo militare decise di costruire una strada attraverso l’Amazzonia, lungo il confine settentrionale. Le ruspe irruppero nella comunità di Opiktheri senza nessun preavviso. Due villaggi furono letteralmente spazzati via da malattie verso cui gli abitanti non avevano difese immunitarie.

Gli Yanomami continuano a soffrire dell’impatto devastante e prolungato della strada che ha portato lì coloni, malattie e alcool. Oggi gli allevatori e i coloni usano la strada come punto d’ingresso per invadere e deforestare l’area.

Attivati per gli Yanomami

Corsa all’oro e genocidio

Negli anni ’80, 40.000 cercatori d’oro brasiliani invasero la terra degli Yanomami provocando immense sofferenze. Gli invasori sparavano agli Indiani, distruggevano i loro villaggi e diffondevano malattie per loro letali. In soli sette anni il 20% degli Yanomami morì.

Dopo una lunga campagna internazionale condotta da David Kopenawa Yanomami, da Survival International e dalla CCPY (la Commissione Pro Yanomami), nel 1992 la terra brasiliana degli Yanomami fu finalmente demarcata come “Parco Yanomami” e i cercatori d’oro furono espulsi.

Uno dei molti siti d’estrazione illegale dell’oro nel Territorio Yanomami. © FUNAI

Tuttavia, dopo la demarcazione i cercatori d’oro rientrarono riaccendendo le tensioni. Nel 1993, un gruppo di garimpeiro assalì il villaggio di Haximú e assassinò brutalmente 16 Yanomami, tra cui un neonato.

A seguito di una vasta protesta nazionale e internazionale, finalmente un tribunale brasiliano riconobbe cinque cercatori d’oro colpevoli di genocidio. Due stanno scontando la condanna in carcere ma gli altri sono latitanti. Si tratta di uno dei pochi casi al mondo in cui un tribunale ha condannato qualcuno per genocidio.

L’invasione dei cercatori d’oro continua. In Venezuela la situazione è molto seria, e gli Yanomami sono stati avvelenati ed esposti per anni a violenti attacchi. Le autorità non hanno fatto praticamente nulla per risolvere questi problemi.

Gli Indiani del Brasile non hanno ancora ottenuto adeguati diritti territoriali – il governo rifiuta infatti di riconoscere il loro diritto alla proprietà collettiva della terra nonostante abbia firmato la legge internazionale che lo garantisce (la Convenzione ILO 169). Inoltre, molte personalità all’interno dell’establishment brasiliano vorrebbero vedere l’area degli Yanomami ridotta di dimensioni e aperta allo sfruttamento minerario, all’allevamento e alla colonizzazione.

Stile di vita

Una maloca (casa) yanomami. Gli Yanomami vivono in case comuni grandi e circolari chiamate “yano” o “shabono”. Alcune possono ospitare fino a 400 persone. La parte centrale è usata per rituali, feste e giochi. © Dennison Berwick/Survival

Le comunità Yanomami vivono nello yano, una grande casa comune capace di ospitare fino a 400 persone.

Lo yano, detto anche sciabono, ha la forma di un grande anello. Al centro c’è un ampio spazio aperto destinato alle danze, alle cerimonie e ai giochi; la circonferenza, invece, è coperta, ed è lì che le famiglie si riuniscono, ciascuna attorno al suo focolare.
Di notte le amache si dispongono attorno al fuoco per scaldare e delimitare lo spazio di ogni famiglia.

Gli Yanomami di Demini preparano il timbó, un veleno prodotto dal succo di una vite e usato per stordire i pesci. Demini, Brasile. © Fiona Watson/Survival

Come in molte tribù amazzoniche, le mansioni sono diversificate in base al sesso. Gli uomini cacciano selvaggina come pecari, tapiri, cervi e scimmie, e spesso utilizzano il curaro (un estratto vegetale) per avvelenare la loro preda.
Nonostante fornisca solo il 10% degli elementi nutritivi degli Yanomami, la caccia è considerata dagli uomini la più prestigiosa delle abilità e la carne è da tutti ritenuta un bene prezioso.
Nessun cacciatore mangia la carne dell’animale che ha ucciso, ma la divide tra i familiari e gli amici; in cambio riceverà carne da un altro cacciatore.

Le donne si occupano degli orti dove coltivano circa 60 tipi di piante diverse, che forniscono circa l’80% del cibo. Raccolgono anche noci, crostacei e larve di insetti. Il miele selvatico è molto apprezzato e gli Yanomami ne distinguono 15 tipi differenti.

Donne e bambini yanomami raccolgono foglie da trasformare in timbó, un veleno usato per stordire i pesci da pescare, 2010. © Fiona Watson/Survival 2010

Sia gli uomini che le donne pescano e durante le battute di pesca comunitarie viene utilizzato il timbò, un veleno molto particolare ricavato da una vite tropicale. Uomini, donne e bambini battono fasci di vite sull’acqua. Il liquido che ne esce stordisce i pesci che salgono in superficie e vengono raccolti con le ceste.

Gli Yanomami hanno un’immensa conoscenza delle piante e ne usano circa 500 tipi differenti per nutrirsi, curarsi, costruire le abitazioni e altri utensili. Provvedono al proprio sostentamento in parte con la caccia, la raccolta e la pesca, ma anche coltivando ortaggi e frutta in ampi orti ricavati nella foresta. Poiché il suolo amazzonico non è molto fertile, ogni due o tre anni gli Yanomami abbandonano il vecchio orto per aprirne uno nuovo.

Attivati per gli Yanomami

Sciamanesimo e feste

Tu vedi le cose, tu sogni, tu conosci gli xapiripë (spiriti). Gli sciamani possono curare le malattie delle foreste. Davi Kopenawa sullo sciamanesimo

Il mondo spirituale è parte fondamentale della vita degli Yanomami. Ogni creatura, roccia, albero e montagna ha un suo spirito. Qualche volta si tratta di spiriti ostili che attaccano gli Yanomami e portano malattie.

Gli sciamani controllano questi spiriti inalando un allucinogeno chiamato yakoana. Durante lo stato di trance hanno delle visioni e incontrano gli spiriti, o xapiripë. Davi Kopenawa, che è anche sciamano, spiega:

“Solo coloro che conoscono gli xapiripë possono vederli, perché sono molto piccoli e brillano come granelli di polvere scintillanti. Ci sono molti, moltissimi xapiripë, non pochi, ma migliaia, come le stelle. Sono molto belli, ornati di piume di pappagallo e dipinti con l’urucum (annatto); alcuni hanno gli oraikok, altri gli orecchini e usano una tintura nera e danzano splendidamente e cantano in modi diversi.”

Sciamano Yanomami. Il mondo spirituale è parte fondamentale della vita degli Yanomami. Ogni creatura, roccia, albero e montagna ha un suo spirito. © Claudia Andujar/Survival

Come spesso accade ai popoli cacciatori raccoglitori e a chi pratica la coltivazione a rotazione, agli Yanomami bastano meno di quattro ore al giorno per soddisfare tutte le proprie necessità materiali. Il resto del tempo lo possono così dedicare allo svago e alle attività sociali.
Le visite fra le comunità sono frequenti. Tra le numerose cerimonie ci sono quelle che celebrano le raccolte, come i frutti delle palme, e il reahu, un rito funebre con cui si commemora la morte di un individuo.

Gli Yanomami credono fortemente nell’eguaglianza fra le persone. Ogni comunità è indipendente dalle altre e non esistono “capi”. Le decisioni vengono prese attraverso il consenso, spesso dopo lunghi dibattiti durante i quali chiunque può dire la sua.

Le ultime minacce

Migliaia di cercatori d’oro (garimpeiro) lavorano illegalmente nella terra yanomami, trasmettendo malattie mortali come la malaria e il morbillo, e inquinando i fiumi, i pesci e le foreste con il mercurio. Alcuni Yanomami che vivono in comunità vicine ai siti minerari hanno tassi pericolosamente alti di mercurio nel corpo.

Gli allevatori di bestiame stanno invece invadendo e deforestando la striscia orientale del loro territorio, in Brasile.

La salute degli Yanomami è peggiorata e l’assistenza medica d’emergenza non è in grado di raggiungerli, specialmente in Venezuela.

Il congresso brasiliano sta dibattendo un progetto di legge che, se approvato, consentirà l’attività mineraria su larga scala nei territori indigeni mettendo in grave pericolo gli Yanomami e altre tribù isolate del Brasile.

Gli Yanomami non sono stati adeguatamente consultati e hanno accesso limitato alle informazione indipendenti che riguardano l’impatto dell’attività estrattiva.

Davi Kopenawa, il principale portavoce degli Yanomami e presidente dell’Associazione yanomami Hutukara, avverte dei pericoli:
“Il popolo Yanomami non vuole che il Congresso nazionale approvi la legge o che il presidente la firmi. Non abbiamo intenzione di accettare questa legge.”
“La nostra terra deve essere rispettata. La terra è il nostro patrimonio, un patrimonio che ci protegge.”
“L’attività mineraria distruggerà la natura. Devasterà i ruscelli e i fiumi, ucciderà i pesci e l’ambiente – e ucciderà anche noi. E porterà nella nostra terra malattie mai esistite prima.”

Yanomami incontattati

Gli Yanomami affermano di aver avvistato nel loro territorio brasiliano alcuni Yanomami incontattati, che loro chiamano Moxihatetea. Si pensa che i Moxihatetea vivano nella parte del territorio con la maggior concentrazione di minatori illegali. Hutukara ha diffuso una serie di video e foto aeree del loro yano, la loro casa comune.

Una maloca (yano) di un gruppo di Yanomami incontattati fotografata dall’alto nel 2016 nell’Amazzonia brasiliana. © Guilherme Gnipper Trevisan/FUNAI/Hutukara

I Moxihatetea vivono in una regine del territorio yanomami con la maggiore concentrazione di cercatori d’oro illegali, alcuni dei quali operano a soli pochi chilometri di distanza dallo yano.

Il contatto con i minatori potrebbe essere molto pericoloso e provocare scontri violenti. I cercatori stanno anche diffondendo malaria e altre malattie verso cui i Moxihatetea non hanno sviluppato difese immunitarie. Nel 2018 gli Yanomak hanno chiesto alle autorità di investigare sulla presenta uccisione di due Moxihatetea da parte dei minatori. Ma nessuno è mai stato indagato per il fatto.
A causa dei tagli di bilancio operati dal governo, il Funai, il dipartimento del governo brasiliano agli affari indigeni, ha chiuso la postazione che aveva aperto nei pressi dei Moxihatetea. Recentemente un pubblico ministero ha ordinato al Funai di riaprirla.

“Ci sono tanti Indiani incontattati” ha dichiarato Davi Yanomami. “Io non li conosco ma so che stanno soffrendo esattamente come noi… Voglio aiutare i nostri parenti isolati, hanno il nostro stesso sangue. Restare sulla terra in cui sei nato è importante per tutti gli Indiani, e anche per quelli incontattati."

Un ragazzo Yanomami torna in canoa al suo villaggio, nell’Amazzonia brasiliana. © Survival

Resistenza e organizzazione

Costretti a contatti e interazioni crescenti con l’esterno e minacciati da gravi attacchi, gli Yanomami hanno dato vita ad organizzazioni regionali che lottano per i loro diritti. Nel 2004, gli Yanomami provenienti da 11 regioni del Brasile si sono incontrati per costituire Hutukara (che significa “la parte del cielo da cui è nata la terra”), con l’obiettivo di difendere i loro diritti e gestire i propri progetti. Gli Yanomami del Venezuela hanno costituito la loro propria organizzazione nel 2011, chiamata Horonami, mentre gli Yanomami di altre regioni di entrambi i paesi hanno fondato organizzazioni simili.

L’intervento di Survival

Survival ha sostenuto gli Yanomami per decenni. Insieme a Davi Kopenawa e alla ONG brasiliana CCPY (Commissione Pro-Yanomami), abbiamo giocato un ruolo di primo piano nella campagna internazionale lanciata per la demarcazione del loro territorio, detto “Parco Yanomami”. Abbiamo anche sostenuto i loro progetti sanitari e scolastici autogestiti.
Insieme agli Yanomami e agli altri popoli indigeni del Brasile continuiamo a lottare affinchè i loro territori siano liberi dalle invasioni, per permettere loro di sopravvivere e scegliere come vivere. 

Per favore, chiedi insieme a noi il rispetto dei diritti territoriali degli Yanomami e la protezione della loro terra da malattie e violenze importate dall’esterno.

- Invia una e-mail al governo brasiliano per chiedere di fermare le attività minerarie e la distruzione del territorio yanomami.
- Passa all’azione
- Fai una donazione per permetterci di continuare a sostenere gli Yanomami e finanziare altri casi urgenti.

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Una famiglia yanomami riunita attorno a un’amaca realizzata con fibre di banano. © Victor Englebert/Survival

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